2013 -L’IMMAGINARIO MEDIOEVALE TRA ARTE CORTESE E  GIORNO DEL GIUDIZIO (A. Borgna)

L’IMMAGINARIO MEDIOEVALE TRA ARTE CORTESE E  GIORNO DEL GIUDIZIO

Origini dell’immaginario

il Medioevo

 dominio della chiesa sull’Europa cristiana,

millenarismo- psicosi collettiva

Monasteri

 arte e artigianato dei monaci

Chiese romaniche

 il giudizio universale

mostri, bestiario, sirene, figure laiche

Cattedrali gotiche

l’Immaginario medioevale

decorazioni scultoree

grilli

Amor cortese,

 codici d’onore della cavalleria

pitture, sculture, codici miniati

affreschi del castello della Manta

conclusioni

L’identità culturale

 L’uomo medievale è l’uomo di Isidoro di Siviglia, vive in un reticolato di segni e simboli, in un mondo che non ha capitale e una assai oscura idea dell’imperatore, ma in cui ha fatto irruzione un Dio che da ogni cosa, animale, pianta, numero ha ricavato una febbrile vita tra sogno e visione. Nascono le strade dei pellegrinaggi, lente, aspre, insicure, strade per boschi e dirupi, insidiate da lupi, difese da sacre immagini, da angeli. Giorgio Manganelli

             L’IMMAGINARIO NUTRE E FA AGIRE L’UOMO

Le Goff

Oggi parleremo di Immaginario: è un termine che evoca in noi forme fantastiche, opere artistiche e letterarie e si estende all’universo delle immagini mentali personali  e collettive.

L‘Immaginario collettivo è entrato ormai nel linguaggio comune per definire l’insieme di simboli e di concetti presenti nell’immaginazione e nella memoria  e di una comunità, dando forma alla sua memoria collettiva.

La psicoanalisi di Jung definisce “archetipi” le idee innate dell’inconscio umano, vicine alle strutture dei miti, delle religioni e delle fiabe popolari.

Le Goff, nel “l’Immaginario medievale”, afferma:..” studiare l’immaginario di una società significa arrivare al fondo della sua evoluzione storica, andare alle origini e alla natura profonda dell’uomo… in tutte le attività della società.” e aggiunge “L’immaginario nutre e fa agire l’uomo. Una storia senza l’immaginario è una storia mutilata, disincarnata.”

Questo ci incoraggia nella ricerca. L’immaginario può anche essere abitato da mostri, ma ricordiamo che mostro, dal latino monstrum, significava cosa  straordinaria e fuori dalla norma, meravigliosa, come il vitello a due teste e l’asino che vola, e che i mostri medievali nati per atterrire i peccatori, nella loro deformità e stranezza, potevano stupire e qualche volta provocarne il riso.

    IMMAGINARIO NEL  MEDIOEVO

 RUOLO DELLA CHIESA                                              

Il termine Medioevo è stato coniato nel ‘400, per indicare l’età che sta in mezzo, i secoli bui e rozzi, una specie di oscuro intervallo tra Antichità e Rinascimento. Le Goff, Duby, Hauser, Baltrusaitis… come altri studiosi, hanno ampiamente dimostrato, al contrario che il Medioevo fu un lungo periodo, durato secoli, in cui si verificarono tanti e profondi cambiamenti nella società, che contenevano già in sé i germi della modernità. I suoi attori principali, l’aristocrazia, gli ecclesiastici furono spesso in conflitto tra loro per ampliare il loro potere ( papa Gregorio VII scomunica imperatore Erico IV, che si umilia a Canossa e viene perdonato etc..) e le arti fiorirono in modo eccezionalmente ampio e diffuso.

*Avvertenza

Quando parliamo di Medioevo teniamo conto che non c’è uno stacco netto tra uno e l’altro, i periodi si accavallano in un lento cambiamento e il medioevo dura  dal VIII  fino al XVI secolo circa.

              I CENTRI CULTURALI DEL MEDIOEVO – I MONASTERI

Già nel secolo IX all’epoca di Carlo Magno, i principali centri culturali furono i monasteri, che nel tempo si moltiplicarono in unità autonome, ma pur sempre collegate a Roma e al mondo esterno attraverso i pellegrini, i mercanti e i giullari.

I Vertici degli ordini monastici  erano riservati ai membri dell’aristocrazia, gli abati disponevano di enormi ricchezze, e da essi uscivano i vescovi, i cardinali e i papi, i rivali più pericolosi dei re e degli imperatori.

Solo una piccola cerchia di ecclesiastici  usava la lingua scritta, quella latina e si ispirava a  Cicerone e Plinio come esempi morali edificanti,… Anche gli storici si formarono nei monasteri, perché il cristianesimo sacralizzò la storia e la trasformò in manifestazione di Dio.

Es. Rodolfo il Glabro, il migliore storico dell’anno Mille, dai cui scritti si attingono le notizie dell’epoca.

                                   LA   REGOLA  BENEDETTINA

Col diffondersi della nuova regola benedettina: ora et labora, i monaci non solo lavorarono negli orti e nei campi, ma nelle biblioteche e officine dei monasteri, dove si compì la parte più importante della produzione artistica e intellettuale dell’Occidente cristiano, divenendo in alcuni casi produzione pressoché industriale.

L’arte monastica più preziosa per l’umanità fu la trascrizione, la copia  e  l’illustrazione dei testi sacri e profani, negli ampi scriptoria dei benedettini o nelle celle dei cistercensi e dei certosini, dove lavoravano i pittori (miniatores), i calligrafi (antiquarii) e i pittori di iniziali (rubricatores).

Notissimi in tutta la regione europea furono  gli amanuensi di Tours, Fleury, Corbie, Treviri, Colonia, Ratisbona, Reichenau, Sant’Albano.

Da ecclesiastici furono praticate anche l’architettura sacra la scultura, la pittura, e le cosiddette arti minori come  la legatoria, l’oreficeria, gli smalti, gli avori, i vetri e la ceramica, la fusione dei metalli. Coi monaci collaboravano artigiani, artisti girovaghi spesso usciti dalle “scuole d’arte “ dei monasteri stessi.

Dobbiamo quindi riconoscere che dalla rinascita carolingia in poi, l’origine dell’immaginario europeo nelle arti fu largamente cristiana, perché nacque e si sviluppò nell’ambito dei laboratori dei monasteri,

Come conferma Duby nell’Anno mille Tutti gli storici dell’epoca, continuarono ad essere persuasi dell’unità del popolo di Dio, identificato con la cristianità latina e affascinati dal mito imperiale, espressione di una tale coesione –

                                           MILLENARISMO

Infatti l’altro polo di potere era il castello feudale. Intorno all’anno mille  in Europa il potere centrale del re si frazionò in pochi grandi casate, in una società fortemente piramidale. La realtà rurale che si svolgeva intorno alla corte viveva in una situazione di pura economia di spesa e di scambio, priva di denaro.

Duby scrive ancora … il popolo era costituito da pochi uomini malnutriti, flagellati da carestie, malattie, la cui vita era una lotta con le forze della natura e coi potenti signori della guerra o della preghiera che s’impadronivano dei loro poveri beni per sé, il palazzo, le reliquie e le dimore di Dio”.

Viene anche troppo facile, fatte le debite differenze, un paragone col periodo attuale che molti economisti hanno definito ”nuovo  medioevo,” per le enormi e sempre maggiori disparità tra pochissimi paperoni così potenti da far tremare gli Stati, e la massa della popolazione sfruttata e in stato di povertà o miseria sempre crescente.

Ma tornando all’Alto medioevo, il potere della Chiesa  era dominante e legava ogni atto della vita dell’uomo ad un significato religioso, al punto che persino le ingiustizie, le pestilenze, le carestie, le inondazioni e  le guerre, erano interpretate come la punizione divina  dei peccati commessi.

L’acme si raggiunse intorno all’anno mille. La Chiesa alimentò l’atmosfera apocalittica, organizzando pellegrinaggi e crociate, scomunicò re e imperatori, creando un sentimento di attesa angosciosa in seno alla coscienza collettiva. Anche i fenomeni astronomici, meteore, comete o eclissi, insieme alle carestie, ai mostri e… al principe dei demoni, Satana, venivano interpretati come segni premonitori della catastrofe finale.

In questo clima aumentarono enormemente le elemosine, il commercio di reliquie, le penitenze e le donazioni per abbellire o erigere nuove chiese, e in parallelo crebbero le persecuzioni e i roghi dei capri espiatori: ebrei, streghe, eretici etc…

L’Europa era in quel tempo divenuta una piccola regione spopolata e arretrata rispetto al contemporaneo Impero dell’Islam. Solo nella seconda metà del secolo, con la diminuzione delle epidemie e la cessazione delle invasioni barbariche, migliorando le tecniche agricole e quindi le condizioni di vita,  la popolazione aumentò.

                                    LO STILE ROMANICO

IL secolo XI fu l’epoca d’oro per l’architettura sacra, con la Chiesa quasi unica committente, dovuta alle grandi donazioni ai monasteri e alle riforme monastiche, da quella di Cluny fino agli ordini mendicanti .

Le costruzioni imponenti e massicce del romanico, innalzate per la gloria di dio, ed espressioni di potenza e mezzi illimitati, avevano forme grevi, ampie e possenti, e furono chiamate “fortezze di dio” perché salde e massicce come i castelli -fortezze d’allora.

Le chiese si popolarono di figure simboliche (cristiane o classiche, ma con nuovi significati), e i cicli pittorici che si snodavano sulle  pareti e nei catini delle absidi, avevano la funzione di educare il popolo analfabeta e di   incutere in lui il timor di dio.

Le immagini ispirate alle Sacre Scritture, opponevano il Bene al Male, la perfezione alla deformità,  la carne allo spirito, la beatitudine alla dannazione eterna e persino il teatro veniva piegato ad una funzione religiosa nelle Sacre Rappresentazioni.

Le sculture del romanico animano muri e portali, pilastri e colonne. Accanto a forme lineari e decorative, si affermò una corrente fortemente espressionista che deformava e alterava le proporzioni naturali, esagerando i gesti e ingrandendo parti espressive del volto e del corpo: forme umane e bestie mostruose, chimere, sirene, grilli che si torcevano, si allungavano e si contraevano drammaticamente.

La fantasia sbrigliata e delirante dell’arte romanica che si manifesta nella seconda metà dell’XI secolo, è parallela alla rinascita delle città, dei mercati e delle scuole.

Nelle sculture di Autun, Vezelay, Moissac, Souillac, come nell’ Evangelario di Amiens, si esprime lo spiritualismo della riforma di Cluny e lo stesso spirito apocalittico, in cui domina l’elemento visionario.

Ma il tema centrale è il Giudizio Universale: nei timpani delle chiese gli eletti si raccolgono intorno al Cristo con, gli angeli, i santi, gli apostoli e i profeti  e dall’altra parte i dannati  si ammassano disperati con i demoni alla bocca dell’inferno.

L’altro soggetto dominante è la Passione di Cristo, ma che lo spirito feudale rappresenta triumphans, con gli occhi aperti  e vestito, ritto in croce, mentre  nel periodo gotico sarà connotato come pathiens,  sofferente, nudo e grondante sangue.

Ritornando alle creature reali e fantastiche,mansuete o feroci, scolpite, dipinte o ricamate,  che animano le chiese o i codici miniati, definite Bestiario Medioevale, sono in genere simboli da interpretare per parlare di vizi, di virtù, di cose celesti, finalizzati all’insegnamento morale e spirituale del popolo analfabeta. Anche immagini ispirate a popoli lontani e leggendari come gli Orecchioni o gli Sciapodi, cioè con una sola gamba.

Un discorso a parte meritano gli arazzi: l’arazzo di Bayeux, con la narrazione epica della conquista dell’Inghilterra a opera dei normanni è un’opera laica, uscita da una bottega, anche se la leggenda dice che è stata ricamata dalla regina Matilde. Purtroppo tante opere analoghe sono andate perse.

Quindi, accanto a soggetti strettamente religiosi ne troviamo tanti che possiamo definire più laici, grotteschi o ridicoli, quando non blasfemi.

 Mi sono domandata nel trovarli: se la chiesa era così potente e totalizzante, c’era  ugualmente un margine anche per una creatività e per un immaginario più liberi? Era tollerato o nascosto? Era anche questo opera di ecclesiastici? Lascio aperta la domanda e vi faccio un esempio molto vicino a noi.

Sulla collina di Mongiglietto, nel vicino Monferrato, sorge la chiesetta di San Secondo di Cortazzone, della seconda metà dell’ XI secolo, in pietra alternata a filari di mattoni, come di consueto. La chiesa  a pianta basilicale, tre navate e relative absidi, fu studiata da Mella, Venturi e Toesca, nel XV secolo era ancora un parrocchiale dipendente dal Vescovo di Pavia e sembra costruita dalle stesse maestranze.

Sulla facciata molto rimaneggiata, rimangono alcune sculture zoomorfe di arenaria, piuttosto rovinate, ma è il fianco sud, il più interessante: ritmato da lesene e coronato da due file di archetti pensili, è ricco di decorazioni  libere da ogni simmetria secondo una fertile e disinibita fantasia, animato da motivi geometrici, vegetali, animali, umani, raffigura nella parte alta una rara conjuntio oppositorum, cioè l’amplesso carnale tra uomo e donna.

E nell’abside un omino nudo che nell’atto di arrampicarsi si aggrappa alla chiave dell’arco esponendosi al nostro sguardo.

Nell’interno ci aspetta un’altra sorpresa: le colonne alternate a pilastri, sono coronate da capitelli, molto particolari, le sirene bicaudate, che abbiamo trovato spesso nei capitelli delle chiese dell’epoca.

* La SIRENA nel mito greco era un essere metà donna e metà uccello, ma nel bestiario medioevale viene raffigurata come donna con la coda di pesce, e con l’amor cortese prenderà le sembianze di Melusine,  insieme con le naiadi e le ninfe, miti dell’Europa continentale; hanno in comune l’aspetto semi-umano e quello di fascinare gli uomini portandoli alla morte. E’ presente nel simbolismo cristiano come rappresentazione della lussuria.

San Nazario e Celso a Montechiaro, San Vittore a Montemagno sono soltanto due altri esempi  del romanico della zona.

                                      LO  STILE GOTICO

Il Gotico nacque con un mutamento lentissimo dalla seconda metà dell’ XI secolo in poi, e si diffuse nel nord Europa con un carattere dinamico e verticale  che rappresenta la vera svolta verso l’arte moderna.

L’arte figurativa si  caratterizzò con due tendenze:

     una, legata alla borghesia comunale, rappresenta il rinnovamento dei tempi: in essa i personaggi sono più naturalistici, esprimono passioni umane e sono in rapporto con l’ambiente circostante.

       L’altra, legata al mondo cavalleresco e cortese, si esprime con forme eleganti, mondane e stilizzate anche nel periodo più tardo detto gotico fiorito o internazionale, che si protrae oltre il quattrocento.

Ormai si era consolidata la centralità delle città, dei mercati, dei  traffici e delle scuole. L’economia artigianale e monetaria era più dinamica e insieme alle merci, faceva circolare  le idee e le opere d’arte, aprendosi ad un clima più universale e cosmopolita. Nel Mediterraneo c’era un via vai di contatti   con la Spagna araba, Venezia era detta la porta sull’Oriente.

I proprietari terrieri sostituirono i servi della gleba coi fittavoli,  più redditizi, gli artigiani si organizzarono in corporazioni, i ceti presero il sopravvento sulle caste e la lingua utile non fu più il latino aristocratico, ma il volgare. Il commercio artistico  tra oriente e occidente, nord e sud diventò regolare.

La CATTEDRALE e il suo cantiere eterno e smisurato è l‘opera simbolo del periodo gotico.

Se l’arte romanica era monastica e nobiliare quella delle cattedrali gotiche è urbana e borghese, mentre la chiesa romanica è una forma in sé conclusa, solenne e quieta nella sua penombra, la cattedrale gotica è uno stato in divenire, come se nascesse  davanti ai nostri occhi, in un continuo movimento verso l’alto, che spalanca le pareti alla luce e sostituisce le pitture murali con le vetrate coloratissime.

E’ proprio la nuova tendenza delle cattedrali all’incompiutezza, per cui un edificio non  pare mai finito, a riflettere il dinamismo e la mutevolezza del tempo. (La Sagrada familia a Barcellona ne è il simbolo permanente)

Ma nasce prima la volta a crociera o il verticalismo vertiginoso nello stile gotico? Gli studiosi non sono d’accordo: secondo il Dehio l’invenzione della volta a crociera costituisce il momento veramente creativo del gotico, Ernst Gall, al contrario assume come elemento primario strutturale l’aspirazione alla verticalità.

Può essere che la crociera sia nata per ragioni puramente tecniche e poi se ne sia scoperto l’uso artistico, o viceversa, quel che è certo è che il sistema di contrafforti non fu decorativa, ma necessaria staticamente per contrastare l’eccessivo alleggerimento delle pareti, anche se poi si  rivestì di motivi floreali, geometrici e umani di qualità eccezionale.

* Una curiosità a proposito di bizzarro e grottesco: i Grilli Gotici. A introdurli nel repertorio medioevale fu nel ‘200 la riscoperta di pietre antiche a cui si attribuivano poteri magici: antichi sigilli e monili, che derivano forse da  scarabei sardi, egizi o fenici. Il lituano Baltrusaitis fa una approfondita ricerca sulle diverse tipologie dei Grilli gotici  strane creature in cui alla testa umana vengono attaccate direttamente gambe o zampe, senza ventre o tronco. Il termine greco deriva da un testo di Plinio il vecchio, relativo alla caricatura di un certo Gryllos.

Esistono due famiglie di grilli: quelle con le teste moltiplicate e quelle con le gambe spostate. L’aspetto della metamorfosi appare anche nel moltiplicarsi delle facce, Giano bifronte può simboleggiare la prudenza, ma  con la sua doppia bocca  anche la  Gola, quindi virtù e vizio insieme. Nei diavoli, tipica è la faccia che poggia su diverse parti del corpo, ma se posta sul ventre simboleggia i bassi appetiti.

Nell’arte Gotica, comunque, superando la precedente svalutazione della natura, torna l’interesse per il naturalismo, il vivente, l’organico, in un equilibrio instabile tra religiosità e mondanità, fede clericale e pietà laica. E’ il periodo di Francesco, fratello di ogni creatura, con una nuova idea di amore: la natura non è più materia inerte, ma materia che può esprimere lo spirito.

Le cattedrali Chartres, Reyms, Amiens, Strasbourg, Tours, Milano, Orvieto… sono capolavori noti al mondo intero.

                                       L’ ARTE CORTESE

Dal secolo XII, quindi, l’economia fu dinamica e movimentata, i nobili cedettero terreni alla borghesia, la religione si fece più umana e commossa, con gli ordini mendicanti, il misticismo, le eresie… e i poeti a corte si fecero portavoce della cavalleria e dei suoi valori.

La nuova cavalleria corazzata al servizio dei signori, per  difendere estese regioni dalle guerre e dalle invasioni degli arabi, ebbe quale ricompensa dei servigi resi l’acquisizione delle terre. I cavalieri da soldati di mestiere anche  di umile origine, divennero vassalli  e quindi ceto ereditario.

In questo modo verso il XIII secolo, la cavalleria  diventò  parte della nobiltà, una casta militare chiusa,  in cui proprio i cavalieri  di umili origini,  furono i più rigidi e intolleranti nelle questioni di onore e di forma, foggiando le basi dell’ideale cavalleresco.

Esso fu cantato dalla nuova poesia, in cui la nobiltà d’animo, lo sprezzo del pericolo e del dolore, la sete di gloria, vennero mitigate verso la protezione del debole, il culto della donna, la cortesia e la galanteria, virtù cavalleresche e gentili.

La chiesa favorì la promozione sociale del cavaliere, definendolo Campione di Cristo e a sua volta il guerriero feudale dimostrò, da parte sua, l’assimilazione del cristianesimo  collocando la nobiltà d’animo al di sopra di tutto.

Ma furono le corti lo sfondo dei nuovi ideali e la lirica amorosa si allontanò dalla guida monastica per quella cavalleresca.

Il Cavaliere di Bamberga ne rappresenta la quintessenza: fiero, nobile, vigile, un vero prode…

Come detto in precedenza la poesia cortese da un nuovo significato all’amore: spiritualizzato, ma sensuale ed erotico anche se inappagato, dedicato  all’elogio della donna, protettrice dei poeti (Eleonora di Aquitania, Maria di Champagne, Ermengarda di Narbona).

Spesso i Troubadours o i Minnesanger erano dotati giullari, figli di cavalieri squattrinati, potevano sentirsi liberi di creare una nuova poesia di corte, laica, che faceva vacillare i criteri di continenza del cristianesimo.

Il più importante documento della miniatura alto-renana è il CODEX MANESSE, famoso canzoniere medioevale in lingua tedesca conservato nella Biblioteca universitaria di Heidelberg. E’ di grande formato, con ben  426 fogli di pergamena, raccoglie ( dal 1300 ) i testi fino allora tramandati oralmente o trascritti su fogli singoli. Esso rappresenta la summa di canzoni profane medioevali d’amor cortese tedesco con 137 preziose miniature a pagina intera che raffigurano i poeti in  scene di corte, di festività e tornei.

* L’UNICORNO o liocorno nella simbologia medioevale è un cavallo bianco con un corno a torciglione sulla fronte, simbolo di saggezza. Nella letteratura cortese poteva essere ammansito solo da una vergine, simbolo di purezza.

                                           ARTE CORTESE

                                  CASTELLO DELLA MANTA

La fortezza, da avamposto militare, divenne nel XV secolo una roccaforte residenziale  con Valerano, il capostipite del  casato dei Saluzzo della Manta, insieme all’istituzione del feudo della Manta.

Valerano, colto e ambizioso,  ampliò e trasformò il complesso in una fastosa dimora di famiglia e commissionò i celebri affreschi che ornano le pareti della Sala baronale, uno dei più grandi e significativi cicli pittorici profani di epoca tardo-gotica.
Il Castello quattrocentesco fu oggetto di altre trasformazioni nel XVI  e XIX secolo e, in seguito all’estinzione, nel 1793, del ramo dei Saluzzo di Manta, visse un periodo di abbandono e rovina, adibito persino  a ospedale militare.

Attualmente l’edificio appartiene al Comune della Manta, che l’ha concessa in comodato al FAI, affinché venisse inserita in un unico progetto di gestione e valorizzazione culturale. Un lungo lavoro di recupero ha interessato anche la Chiesetta.

Dal vestibolo si accede alla Sala Baronale,che faceva parte di un corpo trecentesco fatto risistemare e affrescare da Valerano, nel secondo decennio del 400. Gli affreschi alle pareti esprimono molto bene la passione della società aristocratica del tempo per la cultura cavalleresca, i suoi miti, i suoi ideali e i suoi codici di comportamento: la sala, infatti, era un luogo di celebrazione del potere del signore attraverso l’esibizione del fasto e di una cultura “cortese” internazionale comune alle altre corti europee.

L’autore degli affreschi è chiamato Maestro della Manta, la datazione dell’opera non supera gli anni Venti del Quattrocento, come suggerisce la moda delle vesti e delle acconciature dei personaggi qui rappresentati, ispirata a quella contemporanea molto ammirata di Parigi.

Passano quindi davanti ai nostri occhi nove Prodi e nove Eroine, individuati in basso da versi in francese antico che ne cantano le gesta e collocano i personaggi in senso  cronologico. Tra un personaggio e l’altro stanno alberelli di essenze diverse, ai quali sono appesi gli scudi araldici dei  personaggi, di invenzione.

I Prodi sono divisi per triadi corrispondenti ciascuna alle tre fasi della storia: si hanno tre eroi pagani, Ettore , Alessandro Magno, Giulio Cesare;  tre ebrei, Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo;  tre cristiani, Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione.

le Eroine invece sono tratte dalla mitologia e dalla storia antica: Delfile, madre dell’eroe Diomede; le amazzoni Sinope e Ippolita; Semiramide, regina d’Assiria; Etiope, conquistatrice dell’India; Lampeto, regina delle Amazzoni; Tamiris, regina degli Sciti; Teuca, regina degli Illiri; Pentesilea, altra regina delle Amazzoni, uccisa da Achille.

* La rappresentazione di prodi e di eroine si ispira al romanzo cortese Le Chevalier Errant, scritto da Tommaso III di Saluzzo nel 1396 circa.

Di fronte è affrescato un altro mito del tardo Medioevo,  quello della Fontana della Giovinezza che possedeva la virtù di ringiovanire i vecchi, di restituire verginità e bellezza alle dame, e preservare dalle malattie.

La narrazione si sviluppa in tre momenti contemporanei: un prima (la corsa alla fonte), un durante (i bagnanti), un dopo (i ringiovaniti). Le figure umane sono numerose, e compaiono animali di ogni specie, tratti, presumibilmente, da taccuini di disegni, pronti per l’uso, che circolavano nelle diverse corti europee nella prima metà del Quattrocento.

Dello stesso autore è la nicchia con la Crocifissione e i Santi Giovanni Battista e Quintino sulla parete di fronte al camino, la cui iconografia è nordica.

CONCLUSIONI

L’ IDENTITA’ CULTURALE

Vorrei concludere questa conversazione prendendo spunto dai contenuti  stimolanti del libro di Jurgis Baltrusaitis  Il Medioevo fantastico.

In esso l’autore ci offre un prezioso spunto di riflessione della sua ricerca più che 50ennale sul Medioevo: si chiede e ci chiede: quali e quanti siano stati i prestiti che l’immaginario asiatico ha fatto al gotico europeo, e trova l’origine degli arabeschi e intrecci vegetali nell’Islam, in Cina l’origine dei draghi e demoni con ali di pipistrello, e in India ancora  la provenienza dei mandala e delle danze macabre, trovando testimonianze di valenti storici e di viaggiatori come Marco Polo alle sue scoperte e documentando il tutto con dati analitici e rigorosi.

Il rigore delle argomentazioni di questo libro mi ha  sorpresa, interessata e mi  ha fatto riflettere su un  concetto molto abusato in questi tempi, l’identità culturale. A me piace pensare e gli storici lo confermano, che l’identità culturale in cui ogni comunità si riconosce, non sia da intendere come un monolite impermeabile e autosufficiente, meno ancora una fortezza da difendere,( da chi poi ?) ma sia invece un crogiolo di infiniti apporti, a volte sconosciuti o dimenticati, che nel tempo si sono sommati e le hanno dato forma e significato e sicuramente arricchita.

Infatti i risultati della ricerca di cui parlavo dimostrano la fragilità di una  concezione eurocentrica, e al contrario mettono in luce un più largo orizzonte di intrecci, affinità, ispirazioni, in cui i caratteri particolari dell’arte gotica, in questo caso, ma si può generalizzare, non sono solo espressioni di un nostro medioevo,  che si è sviluppato  nutrendosi solamente di se stesso, ma appartengono ad una umanità ben più ampia .

*Ultimo esempio piemontese a conforto di questa tesi. Come è stato concepito il magnifico nartece della Cattedrale di Casale? Le sue forme splendide e particolari  ci dicono che il capomastro della fabbrica si è sicuramente ispirato a strutture orientali e in specifico alla moschea di Cordoba.

BIBLIOGRAFIA

Georges Duby -L’ARTE E LA SOCIETA’ MEDIOEVALE–LATERZA Ed
Georges Duby – L’ANNO MILLE – Einaudi Ed

Le Goff– L’IMMAGINARIO MEDIEVALE – LATERZA Ed

Arnold Hauser – STORIA SOCIALE DELL’ARTE -Einaudi Ed

Jurgis Baltrusaitis – IL MEDIOEVO FANTASTICO – Oscar Mondadori Ed

LE CHIESE ROMANICHE DELLE CAMPAGNE ASTIGIANE ,”84, curata dalla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte.”

Anna M.Borgna .Torino 2015