2016 Perché si pensa al sorteggio – Liuba – democrazia

Alcune rapide considerazioni sul dibattito attorno alla democrazia oggi.

 

Dai tre incontri che abbiamo tenuto mi pare siano venute alla luce alcune considerazioni di carattere generale. La prima è che siamo di fronte a una crisi profonda della democrazia.

Dopo la seconda guerra mondiale, in Europa si era affermata una democrazia che, sia pure con connotazioni particolari paese per paese, l’aveva portata a una articolazione simile ?: una democrazia partecipata organizzata dai partiti e dalle organizzazioni sindacali insieme alle articolazioni della società civile (associazioni, organizzazioni collettive, etc.). Per molti decenni questa forma di democrazia ha funzionato. Le molteplici organizzazioni, sia pure con tutti i limiti che nei singoli paesi si presentavano di volta in volta, riuscivano a garantire tanto l’aspetto partecipativo, quanto quello rappresentativo e quello attuativo.

Ci siamo abituati a pensare che la democrazia elettiva praticata dall’Occidente fosse il sistema, per quanto imperfetto, che meglio garantiva la rappresentanza della volontà popolare e la sua resa operativa.

In Italia la partecipazione alle elezioni è stata straordinariamente alta per diversi decenni. E la fiducia nei partiti, nelle organizzazioni sindacali sostanzialmente diffusa.

La crisi degli anni Ottanta, con tangentopoli e il progressivo deterioramento della fiducia nei partiti di riferimento, ha prodotto veloci spostamenti su nuove organizzazioni politiche (La Lega, Forza Italia, i Cinque Stelle, formazioni locali di società civile, etc.) con un ondeggiare dell’elettorato sconosciuto alla storia del nostro paese. La crisi ormai è compiuta, tutto ciò che attiene alla politica appare estraneo e sostanzialmente truffaldino.

Ciò che è emerso dai nostri incontri è che questo allontanamento dalla politica, questa disaffezione per il voto, non sono una caratteristica del nostro paese, ma, sia pure con accenti diversi, si ritrovano in ampia parte dell’Europa e in tutto l’Occidente democratico (pensiamo alle percentuali di voto americane). Tra l’altro trascinando con sé anche il progetto di confederazione europea.

Ne abbiamo ricavato l’idea che oltre ad aspetti negativi propri dell’Italia (individualismo, corruzione, mafie, una storia breve di unità nazionale e di senso dello stato come organizzazione positiva e non solo come gabelliere) ci sia un problema generale nei modi dell’organizzazione democratica così come la concepiamo normalmente, con la rappresentanza affidata a ceti politici che tendono a trasformarsi in oligarchie, in certe occasioni addirittura ereditarie. Pensiamo ai nostri tanti “figli di” in posizioni ambite, ma anche ai Bush, o adesso ai Clinton negli USA.

Abbiamo quindi cercato di indagare altri sistemi di rappresentanza popolare, in particolare abbiamo affrontato il concetto di Democrazia aleatoria e di Democrazia deliberativa.

La prima caratterizzata dall’uso del sorteggio per scegliere i rappresentanti (massima espressione di eguaglianza fra i cittadini); la seconda da una’informazione ai cittadini approfondita, fornita sui vari problemi da fonti diverse affinché essi, chiamati a decidere, possano veramente deliberare (nel significato che dà la lingua inglese alla parola “deliberare”, ossia “soppesare le alternative”).

Passati i primi momenti di sconcerto perché per noi democrazia, nell’accezione corrente, equivale a scelta di rappresentanti delegati a decidere per un tempo che tende a diventare molto lungo fino a trasformarli in professionisti, ci siamo rese conto che esistono diversi modi di costruire una rappresentanza democratica.

Concluderei che sono emerse dal dibattito e dagli incontri con i professori Gianfranco Ragona e Luigi Bobbio alcune indicazioni sulla possibilità di recupero del rapporto fra rappresentati e rappresentanti.

In primo luogo attraverso la ricostruzione di un tessuto di partecipazione tramite associazioni di base come la nostra, che facciano sentire la loro presenza rappresentando bisogni e indicando anche possibili soluzioni. La difficoltà di farsi sentire e di contare potrebbe essere, in parte, superata con proposte di democrazia aleatoria e deliberativa da affiancare agli organismi esistenti. Ad esempio formando dei Forum di associazioni e singoli cittadini (estratti a sorte fra gli interessati) per cercare una soluzione a particolari problemi.

Strada che potrebbe seguire la nostra associazione per affrontare specifici argomenti di interesse della Circoscrizione, seguendo una serie di esperienze già realizzate sia all’estero che in Italia.