Per cambiare la scuola, davvero
si deve mettere in moto un processo d’innovazione profonda
in cui tutti i soggetti della vita scolastica siano posti nelle condizioni di essere protagonisti, assumendosi le proprie responsabilità.
Per coordinare in modo unitario le azioni che saranno promosse nei prossimi mesi dagli insegnanti, dagli studenti, dai genitori, dagli Amministratori degli Enti Locali si propone la costituzione
di un tavolo stabile di confronto
affinché il cambiamento vada nella direzione della scuola democratica
lunedì 27 aprile 2015 ore 20.30
in via Maria Ausiliatrice 45
incontro rivolto
a tutti i coordinamenti, le associazioni,
le organizzazioni che danno voce ai soggetti della scuola.
Sono stati invitati all’incontro i Deputati Silvia Chimienti e Umberto D’Ottavio
Per il cambiamento non servono azioni demagogiche e improvvisate; ma il cambiamento è anche urgente e vanno sfruttate tutte le occasioni individuando le priorità che maggiormente sono efficaci nel promuoverlo.
Pensiamo che per far ripartire il processo di cambiamento nella scuola sia necessario stabilire alcuni punti di riferimento per individuare e definire le priorità delle innovazioni da sostenere a livello parlamentare e da costruire nella pratica educativa.
Si deve partire da un’idea condivisa di scuola, tradurla in un progetto verso cui orientare il cambiamento. La scuola ha un compito ineludibile che discende da uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Da questo principio discendono la tutela della libertà d’insegnamento, la garanzia dell’istruzione obbligatoria e gratuita per almeno otto anni (estesa dal 2006 a dieci anni), il dovere della Repubblica di dettare norme generali sull’istruzione e di istituire scuole statali di ogni ordine e grado, l’impegno per assicurare che i capaci e i meritevoli possano raggiungere i più alti gradi degli studi.
La scuola della Costituzione è aperta a tutti e si ispira a principi di pluralismo e di laicità.
Per cambiare davvero è necessario riconoscere e valorizzare le risorse umane presenti nella scuola, vera carta vincente di una politica di cambiamento, in grado di moltiplicare la produttività delle altre risorse. L’innovazione si costruisce attraverso il contributo e la collaborazione di molti soggetti: quelli interni al processo d’insegnamento-apprendimento, i protagonisti degli altri momenti educativi, i responsabili delle politiche scolastiche a livello locale e nazionale.
Le proposte di cambiamento, che considerano la scuola un bene comune e primario per garantire il diritto all’istruzione, rimangono propaganda politica fino a quando la Repubblica non rende disponibili risorse certe e costanti.
Per questo si deve destinare al Sistema Educativo di Istruzione Statale un ammontare di risorse non inferiore al 6 per cento del prodotto interno lordo italiano.
Per avviare il cambiamento è fondamentale individuare e definire le priorità delle innovazioni da realizzare:
1. Dopo anni di riduzione sistematica delle risorse destinate alla scuola non si può parlare di cambiamento senza un piano di interventi per il ripristino delle condizioni in grado di renderlo credibile. Nessun atto innovativo può essere avviato date le condizioni materiali in cui si trova oggi la scuola.
2. Costruire un’organizzazione “pensante” e democratica della scuola che si ponga lo scopo di valorizzare i soggetti e rivolga tutte le energie sulla qualità dell’apprendimento.
Si deve puntare alla efficacia educativa per la quale è controproducente la scorciatoia di accentramento del governo della scuola nella figura del Dirigente scolastico.
3. L’organico dell’autonomia non deve essere destinato prioritariamente alla copertura delle supplenze, ma al rafforzamento delle strategie per combattere la dispersione scolastica e a promuovere il successo scolastico di tutti. L’organico di scuola stabile e funzionale al progetto di Istituto rappresenta il riferimento ancora attuale
4. Il contratto nazionale di lavoro: dispositivo di regolazione e di innovazione e punto nodale rispetto al riconoscimento del valore del lavoro nell’istruzione pubblica. Il ruolo del contratto non può essere relegato ad una funzione marginale.
5. Sviluppo professionalità insegnante e formazione in servizio.
È sbagliato ridurre la professione insegnante ad una funzione esecutiva (sotto il governo accentrato nella figura del dirigente scolastico) come è sbagliato proporre lo sviluppo attraverso la concorrenza tra gli insegnanti.
L’incontro del 27 aprile è finalizzato alla costituzione del tavolo,
a condividere il documento comune e a decidere le prime iniziative da realizzare
Hanno sottoscritto:
ACMOS (Libera Piemonte) – AEDE – AGEDO – ANFAA – FNISM – CIDI – CIS – CISL Scuola Torino – CGD Piemonte – CooGen – FLC – CGIL – MCE – Proteo Faresapere – 31 ottobre (Per una scuola laica)